Tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento prosperarono in tutta Europa un gran numero di ciarlatani; le loro pozioni magiche, i rimedi esotici, gli elisir di lunga vita erano l'esca alla quale abboccavano inevitabilmente gli sprovveduti. I ciarlatani installavano le loro bancarelle nei mercati e vendevano i loro rimedi tra lazzi e sfoggi di eloquenza; non esitarono a riportare in auge un rimedio, contro i mali, di antichissima origine; la "triaca".
Si diceva che la sua formula fosse scritta sul piedistallo di una statua nel tempio di Esculapio a Roma; essa fra le altre prescrizioni rendeva anche immuni dal morso di qualsiasi serpente o insetto velenoso, era forse la miscela più complicata da preparare, perché la componevano più di cento ingredienti, in buona parte erbe medicinali.
In tale epoca ciarlatani, imbroglioni ed esosi speculatori si infiltravano tra gli speziali così che le condizioni dei laboratori si dimostravano piuttosto precarie, poco o nulla si faceva per ovviare a simili inconvenienti, anche perché stranamente l'erboristeria era considerata una specie di "hobby".
Si ricorda che Luigi XIV il grande "Re sole" si era fatto impiantare un laboratorio completo nel castello di Versailles e, appena possibile, lavorava alla preparazione di un rimedio contro l'ernia, per fare ciò si serviva di un gran numero di droghe e lo faceva ad arte perché i medici di corte non capissero quello che effettivamente impiegava nelle sue formule . Gli speziali dovevano sostenere anche la forte concorrenza di conventi, monasteri, ordini religiosi, che godevano di larghe concessioni regali nelle preparazioni medicamentose.
I Carmelitani avevano una specie di esclusiva sull'acqua di melissa, i Gesuiti avevano il monopolio nel commercio della china; i Benedettini smerciavano dentifrici e colluttori a base di erbe; nei conventi le suore confezionavano sciroppi, decotti, infusi, impiastri. Famoso nella storia dell'erboristeria è rimasto il "balsamo tranquillo", ideato da padre Tranquillo, che veniva venduto ai ricchi ed elargito gratuitamente ai poveri che sostavano lungo le mura del convento. Gli ingredienti che componevano il balsamo erano: papavero, rosmarino, lavanda, salvia, issopo, giusquiamo (II giusquiamo, entrato di prepotenza nella farmacopea europea verso i primi del XIX secolo, contiene i principi attivi: scopolamina, iosciamina e piccole quantità di atropina.), menta, tabacco, ruta, assenzio, timo, tanaceto, sambuco, persicaria; il tutto veniva bollito nell'olio di oliva e l'abate vi aggiungeva un grosso rospo che, come sosteneva, uccideva con la forza magnetica dello sguardo (!).
Il "balsamo tranquillo" fu uno dei più famosi medicinali di quel tempo, tanto che venne somministrato anche a Luigi XIV in punto di morte. Medici e speziali non godevano certo di una buona fama; perciò si consolavano di questo scarso prestigio cercando almeno di fare quattrini, quindi eccoli in gara a preparare rimedi miracolosi, tali da far arrossire il più sfacciato dei ciarlatani.
È l'epoca delle pillole, tra le più famose ed insuperabili quelle scozzesi purgative, quelle balsamiche e quelle sudorifere.