II Rinascimento che occupa in modo particolare il secolo XVI è epoca di grande fervore culturale e creativo, in particolare nelle arti e nelle scienze; si assiste ad un vero e proprio risveglio, in cui si muovono anche medicina ed erboristeria.
A diffondere l'erboristeria, provvedono i primi veri erbari con immagini dapprima piuttosto rozze e poi sempre più raffinate, che illustrano, facilitando quindi la ricerca, i diversi tipi di erbe medicinali. La farmacologia e l'erboristeria risentivano ancora degli influssi di Galene, Dioscoride e Plinio, anche se le loro opere cominciavano ad essere esaminate e discusse nell'ambito delle Università. Per la "farmacognosia" si prodigarono: Valerio Cardo, "erborizzatore" perseverante, la cui opera "Historia stir-pium" venne alla luce dopo la sua scomparsa (a Roma nel 1544); Monarde, allestitore del Museo di droghe esotiche di Siviglia; Carlo Clusio collezionista e studioso di droghe esotiche. Infine va ricordato il Bonafede, fondatore del "Giardino botanico-medico" e docente di farmacognosia a Padova. Soprattutto l'astrologia era tenuta in grande considera zione, molti medicamenti traevano le loro proprietà dagli influssi degli astri.
Fu così che quando Galileo scoprì le stelle medicee portò una specie di sconvolgimento nel periodo rinascimentale: infatti i medici sostenevano che la scoperta poneva in difficoltà l'astrologia e la medicina, in quanto alterava i segni che governavano le virtù delle erbe e le proprietà degli umori; perciò si dovette chiarire che la scoperta di Galileo riguardava solo stelle senza specifica importanza.
Non tutte le piante officinali godevano naturalmente in ugual misura degli influssi astrali. Ad esempio il legno duro poco penetrabile ai raggi del sole o della luna o delle stelle, non era il più indicato per le preparazioni erboristiche; invece i fiori, foglie e frutti erano più efficaci, in quanto più esposti ne assorbivano con facilità gli influssi.