In questo periodo ha grande rilievo la diffusione di pubblicazioni destinate al popolo, in uno stile che oggi si definirebbe "divulgativo", atte a mettere alla portata di tutti i più svariati rimedi erboristici. Il rosmarino, ad esempio, diventa una specie di farmaco universale e perciò viene usato nella medicina, nell'alimentazione ed anche come erba che proteggeva dagli animali velenosi.
L'erboristeria e la medicina popolare di quest'epoca sono infirmate, a livello popolare, dalle più assurde credenze: la serpentaria ad esempio, è in grado di guarire ogni ferita in un paio di giorni; non solo, ma quando un avvocato vuole che la sua causa riporti una sentenza favorevole non dovrà fare altro che tenere una foglia di serpentaria sotto la lingua.
Si è detto che il Rinascimento rappresenta un'epoca importante nella storia della medicina e dell'erboristeria, eppure quasi paradossalmente, proprio in questo periodo la conoscenza e lo studio delle piante medicinali subiscono una grave crisi. Ai tempi di Ippocrate o di Galene erano gli stessi medici gelosi cultori dell'arte, che ricercavano e prescrive vano le erbe. Col progresso della farmacologia e la progressiva indipendenza degli speziali dai medici, accadde che questi ultimi, pur continuando a prescrivere droghe di origine vegetale, non conoscessero più le piante officinali.
Vi erano medici, che prescrivevano numerose volte un'erba senza averla mai vista e senza conoscerne le possibili controindicazioni; questo capitava non solo ai modesti medici di campagna e agli imbroglioni, ma anche ai medici di chiara fama, la cui abilità e onestà non potevano essere sfiorate dal minimo sospetto. In questo clima fiorivano anche le speculazioni, prima fra tutte quella della sostituzione di certe droghe con altre di mi-nor pregio; in alcuni casi, poi, le origini delle erbe erano talmente ingarbugliate da essere ritenute misteriose. Tutti usavano il succo di aloè e nessuno forse conosceva il luogo di provenienza. Alcuni parlavano di terre lontane e sconosciute, altri propendevano per il Paradiso terrestre, così vicino al sole da incenerire l'audace che fosse andato a raccogliere questa pianta. Queste storie fantastiche non solo si riferivano alle piante esoti-che come l'aloè, ma anche alle droghe di origine nò-strana, di cui i medici e gli speziali non erano in grado di approfondirne la conoscenza a causa della scarsa disponibilità di sperimentazione.