Crescione Nasturtium officinale R. Dr.


Pianta della famiglia delle Cruciferae (o Brassicaceae, secondo le più moderne classificazioni), spontanea in

Europa e in Asia ma coltivata praticamente in tutto il mondo.

In Italia si trova frequentemente dal piano alla zona submontana, lungo i fossi, presso acque limpide e non correnti.

Generalità

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II crescione è una specie erbacea perenne totalmente glabra. I fusti sono normalmente semisommersi o galleggianti sull'acqua e possono emettere radici dai nodi inferiori.

Le foglie sono composte, pennatosette, con rachide mediana grossa; comprendono 3-7 segmenti carnosi (fo-glioline). La fogliolina terminale è più grande di quelle laterali e ha una forma arrotondata, mentre le altre hanno di solito forma ellittica. Il margine delle foglioline è intero o appena dentato, con denti ottusi.

I fiori sono raccolti in una infiorescenza formata da racemi terminali o opposti alle foglie superiori. I singoli fiori sono piccoli e presentano una corolla bianca.

II frutto è una siÉqua lunga 1-2 cm; contiene numerosi piccoli semi di coler giallo-rossiccio leggermente appiattiti.

Per uso terapeutico si utilizza l'intera pianta, esclusa la radice.

Impiego terapeutico

II crescione è stato utilizzato nella pratica terapeutica sin dall'antichità, ma per le confusioni e le scarse descri-

zioni di questa specie non è possibile sapere con precisione se la pianta citata dagli autori antichi corrisponda esattamente al Nasturtium o a specie del genere Carda-mine. Dioscoride comunque attribuì al crescione due proprietà: internamente quella diuretica, esternamente quella antilentigginosa.

La confusione continuò presso i Romani e non fu completamente eliminata neanche nel Medioevo. Solo molto più tardi vennero definite le proprietà del crescione: innanzitutto quelle antiscorbutiche, poi le depurative, stimolanti, diuretiche, aperitive, stomachiche, anticatarrali. Gli sono state attribuite anche proprietà antine-vralgiche, febbrifughe, antidiabetiche e vermifughe.

Esternamente il crescione si rivela detersivo e antiodontalgico. Recentemente sono state provate le sue proprietà vitaminizzanti e rubefacenti.

I suoi principi attivi sono, oltre alle numerose vitamine, alcuni derivati organici contenenti zolfo (isosolfocianati) e dei sali minerali ad alto contenuto in ferro.

II crescione è molto noto sia per l'uso alimentare sia per il suo impiego terapeutico. Anche per quest'ultimo uso è meglio utilizzare la pianta fresca, anziché la pianta essiccata: le sue proprietà infatti si perdono in parte durante l'essiccamento.

I principi attivi glicosidiei, generatori di isosolfocianato di feniletile, sono responsabili soprattutto delle proprietà antibronchitiche e di quelle stimolanti la circolazione periferica. La pianta si rivela perciò particolarmente utile sul cuoio capelluto e sui bulbi del capello, nonché per rassov dare le gengive e per guarire le dermatosi.

Uso intemo: si usa la pianta fresca per ottenere il succo e per preparare la tintura alcoolica.

Il succo viene ottenuto per spremitura dell'intera pianta. Va preso nella dose di 2-4 cucchiai al giorno.

La tintura viene preparata con 200 g di pianta fresca per litro di alcool a bassa gradazione (20-30°). Si lascia a macero per una settimana, poi si decanta. Si somministra a cucchiai: 2-4 al giorno.

Le sopraindicate preparazioni per uso interno hanno proprietà ricostituenti ed espettoranti. Sono inoltre diuretiche e depurative.

Uso estemo: si utilizza la tintura preparata con 200 g di crescione per litro di alcool a 40-50°. Si lascia a macero per una settimana, poi si filtra. Si utilizza questa tintura per fare lavaggi sulle ferite e sulle piaghe.

Uso cosmetico: si utilizza il succo della pianta diluito in parti uguali con alcool a 95°.

Questa miscela viene utilizzata per fare frizioni al cuoio capelluto, per stimolare la ricrescita dei capelli o per rinforzare il bulbo capillifero.

Raccolta e conservazione

II crescione si raccoglie in primavera e d'estate recidendo i rami, soprattutto quelli emergenti dall'acqua all'inizio della fioritura. Bisogna assicurarsi che l'acqua in cui cresce il crescione sia esente da parassiti nocivi per l'uomo: il cresdone infatti viene utilizzato prevalentemente allo stato fresco, senza essere bollito.

Prima dell'uso è necessario lavare accuratamente la pianta in acqua corrente, ricambiandola di frequente. Meglio ancora se. una volta lavata, viene disinfettata con acqua e aceto.

La pianta secca perde gran parte della sua attività; la sua conservazione può perciò essere fatta soltanto sotto forma di tinture o miscele di succo e alcool, come indicato nelle preparazioni.

La necessità costante di acqua per il crescione ne rende particolarmente difficile la coltura.

Avendo a disposizione un fosso di acqua corrente pulita non è difficile ottenere una buona produzione di crescione sia per trapianto sia per semina.

Si può tentare anche per trapianto o per semina diretta una coltivazione in vasche, sostituendo frequentemente l'acqua, o lasciando un filo di acqua di pozzo corrente; l'acqua clorata degli acquedotti non è utilizzabile.

Etichette

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