Pianta della famiglia delle Papaveraceae, distribuita nell'Europa, in Asia e in Africa settentrionale. In Italia è comune lungo le siepi, presso le case, sui muri e le macerie, preferibilmente in zone d'ombra.
Generalità
È una specie erbacea perenne a rizoma ramificato,
lungo 10 cm, che a primavera emette fusti diritti e ingrossati, ma fragili ai nodi: raggiunge una altezza di 30-40 cm.
Le foglie, lunghe 10-15 cm, sono composte e pennatosette, a
segmenti larghi arrotondati e margine crenato. Le foglie inferiori sono picciolate più o meno lungamente, mentre quelle superiori sono sessili; il colore è verde cinereo.
I fiori sono raccolti in cime ombrelliformi. Il calice è composto da due sepali che cadono al momento dell'an-tesi. La corolla è formata da quattro petali di colore giallo.
II frutto è una capsula allungata contenente numerosissimi semi piccoli, di forma ovale e colore scuro.
Tutta la pianta contiene un lattice di colore giallo arando, e ha odore sgradevole. Per scopi terapeutici si utilizza tutta la pianta o il lattice.
Impiego terapeutico
La chelidonia (anche «celidonia») fu certamente nota agli antichi Greci e Romani, che le attribuirono proprietà molto varie e strane. Nel Medioevo la pianta venne descritta e utilizzata come pietra filosofale e il suo nome da Chelidonium venne trasformato in Coeli donum, cioè «dono del ciclo».
Alle dosi terapeutiche la chelidonia è diuretica, purgativa, calmante, narcotica, antispasmodica, eccitante, colagoga, depurativa e anche vermifuga. _
Esternamente sono note le sue proprietà detersive, an-tioftalmiche, caustiche, rubefacenti e vescicatorie.
A dosi elevate la pianta è tossica e può dare disturbi gravissimi o anche la morte. Tutte le parti della pianta
contengono in effetti alcaloidi tossici; in particolare, la radice contiene fino al 3? di queste sostanze. Anche il frutto contiene una elevata quantità di alcaloidi.
Per le sue proprietà diuretiche si utilizza la pianta o il suo succo nell'idropisia, nella gotta, nella calcolosi renale, nelle affezioni scrofolose e nei dartri.
Per le sue proprietà purgative viene utilizzata nei ristagni intestuiali e nella stitichezza. Per le sue proprietà calmanti e antispasmodiche trova invece utile impiego nell'asma, nell'ipertonia gastrica, in tutte le forme patologi-che dipendenti da spasmi della muscolatura liscia.
Le proprietà colagoghe della chelidonia si rivelano utili nelle affezioni epatiche della cistifellea, quali l'ittero catarrale, la cirrosi epatica e in tutte le forme di colecisto-patia.
Esternamente il decotto e il succo fresco di quésta pianta sono particolarmente usati nella terapia delle oftalmie croniche. nelle blefariti e nelle congiuntiviti. È poi nota esternamente la sua azione caustica su porri e verruche: per questa sua attività la chelidonia viene anche chiamata volgarmente «erba da porri».
Preparazioni
È doveroso ricordare che la pianta per uso interno è estremamente tossica; se ne deve pertanto limitare l'impiego alle dosi sottoindicate, e in caso di disturbi di ogni genere dopo la somministrazione bisogna immediatamente sospendere e rivolgersi al medico indicando esattamente la pianta utilizzata.
Uso interno: si usa l'infuso o il decotto di foglie secche nella dose di 15-20 g per litro di acqua. Si lascia bollire per 5 minuti nel caso del decotto o si lascia a riposo per 5 minuti nel caso dell'infuso prima di filtrare. Si prende alla dose dì una tazzina. una o massimo due volte al giorno.
Nel caso si utilizzasse la radice come antispastico e antispasmodico per uso interno, l'infuso va preparato con 3-5 g di radice secca per litro di acqua. Non si deve mai superare la dose di due tazzine nelle ventiquattro ore.
Uso esterno: si prepara un collirio utilizzando 4 g di succo fresco di questa pianta per un decilitro di acqua di fonte o di acqua di rosa. Si usa questo collirio a gocce per lavare gli occhi arrossati in caso di congiuntiviti o altre oftalmie.
L'avvelenamento da chelidonia si manifesta con disturbi gastrici. Sono dapprima interessate le mucose della bocca e della gola, poi si hanno nausee, vomito e diarree, che possono anche essere sanguinolenti: il quadro si aggrava con vertigini, cefalee. delirio, allucinazioni e congestioni.
Negli avvelenamenti gravi sopravviene la morte per asfissia.
Raccolta e conservazione
La chelidonia va raccolta di primavera, in aprile-maggio, all'inizio della fioritura, tagliando o staccando le foglie. Nel caso si utilizzi tutta la parte aerea della pianta conviene tagliarla a 10 cm dal suolo o dal luogo di impianto.
La parte aerea va essiccata all'ombra disponendola in sottile strato in locale ben aerato.
Il succo si ottiene per spremitura delle parti verdi.
La radice si raccoglie al termine del periodo vegetativo, con l'aiuto della zappa o di altro attrezzo orticolo. Si secca al sole per due giorni e si completa l'essiccamento all'ombra.
Sia le foglie sia le radici e la pianta intera vanno conservate in sacchetti di tela. Le parti aeree vanno rinnovate tutti gli anni, mentre la radice può essere conservata per due anni.
La coltivazione di questa pianta è assai facile: si può partire per trapianto diretto di rizomi levati nei mesi invernali o d'autunno e disposti subito in terreno soffice e ben drenato. In questo caso le piante vanno disposte alla distanza di 20 cm l'una dall'altra.
Partendo da seme, bisogna seminare in semenzaio all'inizio della primavera e trapiantare le piantine alla distanza sopra indicata.
La pianta non è particolarmente esigente per il terreno e non richiede frequenti innaffiature. Si può coltivare anche in vasi o cassette.
La coltura è produttiva per 5-8 anni.