Pianta della famiglia delle Compositae. o Asteraceae secondo le più moderne classificazioni, distribuita in gran parte dell'Europa. In Italia è comune e talvolta anche abbondante in certi pascoli montani, soprattutto su terreno siliceo. Si conoscono anche varietà a caule elevato 30-40 ondai suolo.
Carlina. La carlina sarebbe stata, secondo una leggenda, un rimedio provvidenziale, contro la peste, per le armate di Carlo Magno o di Carlo V e da ciò deriva il nome. Il flore può essere considerato un piccolo igrometro: quando il tempo è bello, le brattee sono ben aperte; in previsione di pioggia le brattee si inclinano verso l'interno ricoprendo il capolino.
Generalità
La carlina è una specie perenne, nella forma tipica è a caule e quindi presenta un capolino grande circondato da una rosetta di foglie basali. Le foglie radicali sono poste a rosetta e sono composte da diverse lacinie terminanti in fitti aculei pungenti.
I capolini terminali basali o sorretti da fusto nella varietà «caulescens» sono grandi fino a 10-15 cm. Sono formati da squame esterne di colore rosso bruno laciniate e spinose: le interne terminano in appendici scagliose di colore bianco lucente. I singoli fiorì sono di colore bianco-grigio o violacei.
I frutti sono degli acheni allungati ricoperti da piccoli peli lucenti.
Per le preparazioni terapeutiche si utilizza la radice.
Impiego terapeutico
La pianta fu certamente conosciuta dagli antichi Greci e Romani e così pure durante il Medioevo. Molte confu-
sioni sulla classificazione.e sulla identificazione delle specie non ci permettono di conoscere se le attività tera-peutìche attribuite a questo tipo di piante sono tutte da riferirsi alla Carlina acaulis o ad altre specie, come per esempio alla Carlina acanthifolia.
Le proprietà oggi riconosciute alla carlina sono: diure-tiche. sudorifere, stomachiche. colagoghe, vermifughe. febbrifughe.
Esternamente la carlina ha proprietà detersive e cicatrizzanti.
Per le sue proprietà toniche e digestive la carlina è particolarmente utile nei casi di mancanza di appetito o di difficoltà digestive.
La radice di carlina contiene mulina, sostanze tanniche e olio essenziale.
Un principio attivo particolare, detto ossido di carlina, ha proprietà antibiotiche soprattutto nei confronti degli stafilococchi e numerosi altri batteri gram positivi, ma la sua elevata tossicità ne ha limitato fino a oggi l'impiego terapeutico.
Uso intemo: si utilizzano il decotto, la tintura alcoo-lica, la tintura vinosa.
Il decotto si prepara con 20-30 g di radice secca di carlina finemente sminuzzata per litro di acqua. Si lascia bollire per 20 minuti, si raffredda a temperatura ambiente, si filtra su tela. Ne vanno prese 2-3 tazzine al giorno.
La tintura si prepara con 200-250 g di radice di carlina finemente sminuzzata per litro di alcool a 50°. Si lascia a macero una settimana. Si filtra, si lascia invecchiare per un mese. La tintura così-preparata viene utilizzata alla dose di 20-30 gocce per 3-4 volte durante la giornata.
La tintura vinosa viene preparata con 30-50 g di radice finemente sminuzzata per litro di vino bianco. Si lascia a
macero per una settimana, si filtra, si lascia invecchiare per un mese. Si beve a bicchierini: uno dopo i pasti come digestivo o prima dei pasti come aperitivo.
Il decotto e la tintura alcoolica hanno proprietà diure-tiche e favoriscono la sudorazione.
Uso esterno: si utilizza il decotto di radice di carlina alla dose di 200 g in un litro di aceto. Il decotto in aceto serve per lozioni o per sciacqui in diverse forme di dermatosi, in particolare quelle erpetiche, ovvero nelle eruzioni cutanee.
Il decotto preparato alle dosi di 200 g per litro di una miscela in parti uguali di vino e di acqua serve per fare lavaggi sulle piaghe e sulle ulcere esterne, per favorire la cicatrizzazione.
Raccolta e conservazione
La radice di carlina si raccoglie al termine della vegetazione, cioè dal mese di ottobre a dicembre. Per togliere la radice dal terreno è necessario utilizzare un comune attrezzo orticolo, zappa o vanga; si ripulisce la radice dal terriccio e si staccano le piccole radici secondarie con l'uso di un coltello.
Si taglia la radice principale in pezzi lunghi 5 cm e questi pezzi o tondelli vengono anche tagliati longitudinalmente.
Tale operazione agevola il processo di essiccamento, che data la stagione è particolarmente lento. Per evitare processi fermentativi, se si è in possesso di una stufa si procede a un essiccamento artificiale. La radice così preparata viene conservata in sacchetti di carta o di tela.
La radice di carlina va rinnovata ogni due anni.
Coltivare questa pianta è alquanto semplice, ma occorrono più anni per ottenere un apparato radicale di grosse dimensioni, come si può trovare in piante spontanee. Per chi volesse coltivare questa pianta bisogna ricordare che è necessario partire da seme. I semi si raccolgono in settembre, quando la pianta è arrivata alla maturazione.
Si pongono a germinare in semenzaio all'inizio della primavera. In maggio-giugno si trapiantano le piante a una distanza di 25-30 cm l'una dall'altra, in terreno sciolto e ben concimato. Irrigazioni settimanali durante la stagione secca permettono un più rapido sviluppo della pianta.
Occorrono almeno due anni di coltivazione prima di iniziare la raccolta delle /aditi.
La carlina, soprattutto nella sua varietà «caulescens», è spesso utilizzata per comporre mazzi di fiori secchi. È pertanto una pianta decorativa, anche se estremamente pungente perché irta di spini.