Maometto
Con Maometto inizia l'era della grande civiltà araba e si assiste a un rifiorire della medicina e dell'erboristeria. Lo stesso Maometto viene ritenuto autore di alcune prescrizioni molto in voga presso gli Arabi; ad esempio secondo il Profeta l'olivo era un ottimo dentifricio, capace di togliere ogni cattivo odore all'alito e di dare salute ai denti. Gli Arabi erano molto interessati al commercio delle erbe medicinali, importavano dal più lontano Oriente ogni sorta di droghe e le facevano arrivare fino in Europa; il commercio avveniva soprattutto con l'isola di Ceylon, dove i Cinesi avevano impiantato un deposito molto importante di droghe medicinali. Quattro anni dopo la morte di Maometto, gli Arabi conquistarono la città persiana di Madain e nel palazzo reale fecero un ricco bottino di erbe medicinali, e, in questa occasione, conobbero la canfora. Il farmacologo più celebre del mondo arabo fu Ibn el Baitar, medico degli emiri egiziani e insegnante presso la grande scuola del Cairo, la sua opera principale è il "Corpo dei semplici", un compendio degli insegnamenti di Dioscoride e di Galene, arricchito di osservazioni personali; l'opera è ancora considerata come una delle più complete e minuziose che si posseggano in campo farmacologico e botanico. In essa sono descritte ben 1400 piante medicinali di cui 300 circa ri scontrate per la prima volta. Pregio dell'opera di Ibn el Baitar è il tentativo, in molti casi riuscito, di indicare i diversi nomi delle piante medicinali, comparando la terminologia araba con quella persiana, cinese, spagnola e di altre civiltà orientali. Si può dire che la farmacia pubblica rappresentò il primogradino dell'organizzazione scientifica araba, dove si potevano ricercare e sperimentare i nuovi rimedi. Proprio da queste farmacie vennero importate in Italia erbe e droghe ed insieme alle droghe arrivarono anche i vasi di origine persiana e ispano moresca che le contenevano; fu forse con questi vasi che penetrò in Italia. l'arte della maiolica e della decorazione. I vasi di farmacia vennero chiamati "alberelli", erano di forma cilindrica e si adoperavano per conservare le preparazioni erboristiche e le sostanze vischiose, tipo le conserve di frutta, allora molto apprezzate in terapia.