Parlando dei Greci non si può trascurare la mitololgia e dato che la medicina veniva attribuita direttamente a una divinità, è facile capire come l'arte di guarire, almeno nella Grecia arcaica, fosse patrimonio quasi esclusivo di personaggi molto importanti, come eroi o divinità. Apollo divinizza la scienza dei rimedi e conosce tutte le erbe medicinali. Lo stesso eroe Achille, diviene un esperto nell'uso delle erbe medicinali seguendo gli insegnamenti del suo maestro Chirone, il saggio centauro. Chirone teneva le sue lezioni in una grotta della Tessaglia; naturalmente le nozioni che impartiva sulle erbemedicinali erano solo una parte di quelle che costituivano la sua vasta ed apprezzata cultura. Sulle erbe il centauro sapeva tutto e i futuri eroi che gli erano affidati dovevano imparare ad usarle come rimedio alle ferite riportate in battaglia; vicino alla sua grotta Chirone aveva creato dei vasti giardini dove coltivare molte specie di erbe medicinali conosciute in Grecia. Da questa sua cultura erboristica trasse profitto egli stesso quando, ferito al piede da Èrcole con una freccia intinta nel veleno dell'Idra; riuscì a guarire fasciando la piaga con un'erba che, da lui, prese il nome di "centaurea". Le divinità greche erano molto attive nello scoprire le proprietà delle erbe medicinali; narra la leggenda che Diana fece conoscere l'uso dell'artemisia, come pianta utile alle donne per regolarizzare i cicli mestruali, Afrodite invece portò in dono ai Greci tutte le erbe ritenuteafrodisiache.
I Greci conoscevano anche droghe a base di erbe capaci di inebriare e di stordire; la più celebre era il "nephentes" su cui i botanici formularono molte ipotesi tra le quali una delle più recenti è che la bevanda fosse a base di canapa indiana o di oppio. Esculapio, nume della medicina greca e "padre della medicina", ebbe anche lui come maestro il centauro Chirone. Il culto di Esculapio o Asclepio si diffuse rapidamente in tutta la Grecia; tra le sue suggestive prescrizioni viene ricordata da Plinio quella della "rosa selvatica" per guarire dall'idrofobia. Diversi autori dell'antica Grecia parlano di prescrizioni della medicina esculapica: tra le erbe più usate c'erano la velenosa cicuta, le gemme di pino, l'anice, la salvia, il cedro.
Contro le malattie degli occhi si prescriveva un unguento a base di spicchi di aglio, pestati in un mortaio con lattice di fico, lentisco ed aceto. Anche unguenti e profumi di origine vegetale potevano avere effetti salutari: la menta era raccomandata per le affezioni alle braccia, l'olio di palma per le guance e il petto; la maggiorana per i capelli; il profumo estratto dalla viòla aiutava la digestione; quello ricavato dalle foglie di vite giovava allo spirito.
I seguaci di Esculapio intanto diffondevano la medicina in tutta la Grecia; dapprima si misero a girovagare, poi si fermarono nelle città e nei villaggi, aprirono i primi ambulatori dove si ricevevano gli ammalati, prestavano le cure e preparavano i rimedi vegetali. Secondo le cronache del tempo questi ambulatori erano delle vere e proprie botteghe. Le erbe più semplici da usarsi erano conservate in grandi vasi sempre a portata di mano, le altre la cui preparazione era più sofisticata, erano circondate dal più fitto mistero.