Pianta della famiglia delle Cucurbitaceae, diffusa in Europa, Asia occidentale e Africa settentrionale. In Italia è assai comune sia al Nord che al Sud, dal piano alla regione submontana.
Descrizione: erba perenne rampicante; con fusto esile, angoloso e ramoso; foglie cuoriformi pentalobate, ruvide alla base; fiori in cime ascellari di colore verde giallo; si possono trovare erbe maschili o erbe femminili; quelle femminili sono riconoscibili a causa del peduncolo del fiore che è molto più lungo di quello maschile.
Habitat: dal piano ai colli; molto comune in terreno umido e boschivo.
Droga: radice, raccolta tutto l'anno (meglio in autunno e primavera).
Principi Attivi: brionina, fitosterina, tannino; acido linoleico, palmitico, oleico, stearico, miristico; amido, sali di calcio e potassio
Proprietà: (uso interno) purgante drastico, diuretico, emetico.
Proprietà: (uso esterno) decongestionante ghiandolare, vescivatorio, rubefacente.
Avvertenza è una pianta velenosa: da usare sotto controllo medico.
Generalità
Specie erbacea a rizoma grosso e perenne, presenta dei fusti sottili e molto lunghi, ruvidi, che si attaccano per mezzo di viticci o cirri a qualsiasi sostegno incontrino, arrivando ad un'altezza anche di 3-4 m. Le foglie sono palmato-lobate con 3-5 lobi di forma triangolare, irte di peli duri.
La brionia è una pianta dioica: cioè si differenzia in due tipi sessuali di piante, maschili e femminili.
I fiori sono di color bianco-verdiccio: i maschili sono raccolti in grappoli con peduncolo lungo come la foglia e portano solo stami; i femminili, sempre raccolti in grappoli a peduncolo molto più corto, hanno solo un grosso ovario o infero.
I frutti sono delle bacche di color rosso a maturità, grosse come un pisello, contenenti diversi semi bruno-nerastri, marmorizzati. La pianta arriva a fiore in maggio-giugno e a frutto subito dopo, in luglio.
Tutta la pianta è velenosa e quindi deve essere utilizzata con estrema cautela. Per scopi terapeutici si utilizza la radice secca ridotta in tondelli.
La brionia era pianta ben nota agli antichi Greci e Romani, forse conosciuta anche prima; il suo impiego e le sue proprietà tossiche sono riportate nei trattati di Dio-scoride, Ippocrate, Catone, Columella e Plinio. Nel Medioevo labrioniaera ricercata per sostituire la mandragola e come rimedio contro la pleurite, i calcoli, per eliminare i polipi nasali e per la terapia delle malattie della pelle.
La brionia era impiegata inoltre nell'asma e nell'epilessia, nelle paralisi e in diverse malattie dell'apparato gastroenterico. Mattioli, riprendendo le conoscenze classiche, la indica come purgativo drastico, diuretico, em-menagogo, emetico, utile per curare la gotta, l'epilessia, le febbri intermittenti, le emorragie, l'idropisia, l'asma, le paralisi e le malattie mentali. Nei secoli successivi scomparve dalle farmacopee, ma l'uso continuò presso prati-coni o mediconi. Oggi si sa che la brionia, utilizzata alle dosi giuste, è un purgativo, emetico, diuretico, espettorante, vermifugo efficace. Per uso esterno manifesta le sue proprietà risolutive, rubefacenti e vescicatorie.
Per le proprietà purganti la brionia, secondo le dosi, può dare effetti appena lassativi o provocare diarree violentissime come la gialappa. In ragione di questi effetti purganti si sono ottenuti risultati significativi nelle ostruzioni dei visceri addominali, nell'idropisia, nelle febbri intermittenti.
È pure efficace nel reumatismo cronico e nelle febbri intestuiali, nelle paralisi, nell'epilessia e negli accessi isterici.
È inoltre efficace contro qualsiasi tipo di vermi intesti-nali: ascaridi, ossiuri e tenie.
Come espettorante è efficace contro l'asma, le bronchiti
catarrali acute e croniche. È però importante ricordare che la brionia non è priva di effetti collaterali tra cui la congestione degli organi pelvici con conseguente formazione di emorroidi o di flussi mestruali straordinari sia fuori ciclo sia in ciclo.
Esternamente la brionia è stata utilizzata con successo nelle diverse forme di reumatismo articolare o muscolare cronico, nell'artrite, nelle contusioni ed ecchimosi.
La brionia contiene come principi attivi: glicidi, lipidi, steroli e olii essenziali, inoltre saponosidi. triterpeni e forse alcaloidi.
Uso interno: per uso interno si utilizza il decotto o l'infuso di radice.
L'infuso si prepara con 5 g di radice di brionia finemente macinata per litro di acqua. Se ne prendono due cucchiai al giorno come lassativo e diuretico.
Il decotto si prepara con la stessa quantità di radice secca. Si lascia bollire per 5 minuti. Si filtra. Si somministra alla dose massima di 3 cucchiai al giorno in tre somministrazioni distanziate.
Uso esterno: per uso esterno si utilizza la polpa fresca della radice per preparare cataplasmi contro le contusioni e le ecchimosi.
Raccolta e conservazione
La radice si può raccogliere tutto l'anno, ma in primavera è più attiva. Si toglie dal terreno con una zappa o
altro attrezzo orticolo. Si ripulisce dal terriccio con un coltello. Si taglia a tondelli dello spessore di 1 cm, si mette ad essiccare in sottile strato, al sole, per tre giorni. Si completa l'essiccamento all'ombra. Si conserva in sacchetti di tela o di carta.
Bisogna prestare attenzione agli insetti fitofagi che aggrediscono questa parte della brionia. Si deve eliminare la brionia quando è stata attaccata da questi coleotteri.
La radice di brionia va rinnovata tutti gli anni.
Coltivare questa pianta è inutile essendo quelle spontanee sufficienti per l'uso terapeutico. Comunque, se si intende coltivare questa specie, è necessario disporre di tanto spazio, perché la parte aerea si sviluppa su vaste aree di terreno.
È sempre conveniente partire da seme.La radice assume alle volte una forma vagamente umana, per questo veniva utilizzata dai maghi per la preparazione di amuleti.