Artemisìa genepi Web.o Artemisia spiccala Wulf.
Piante della famigEa delle Compositae (o Asteraceae secondo le più moderne classificazioni), distribuite nell'arco alpino, fino a una quota di 3000-3500 m.
Generalità
Sono piante erbacee a rizoma perenne, parzialmente lignificate alla base.
L'Artemisia glacialis è propria delle Alpi occidentali. Presenta fusti striscianti lunghi fino a 10 cm, radicanti. bruni e glabri. Questi fusti portano foglie con picciolo corto e lamina larga 1 cm. pennatosette o divise in tre segmenti, a loro volta suddivisi in strette lacinie.
I fusti fioriferi arrivano a una altezza di 10-15 cm e portano poche foglie, delle quali le inferiori sono ancora simili a quelle basali, mentre le superiori sono tripartite o addirittura intere.
Le infiorescenze a capolino sono disposte al termine dei fusti e sono costituite da 3-10 capolini riuniti in corimbi globosi. I sìngoli capolini, sferici, larghi non più di 3-5 mm. hanno squame a margine scarioso, glabre. I singoli fiori per ogni capolino sono 30-40 e hanno forma tubolosa.
Tutta la pianta è coperta da fittissimi peli sericei, bianchi o bianco giallicci.
Questa pianta, per distinguerla dalla congenere, viene comunemente chiamata «Genepì femmina» o «Genepi maggiore».
CC
L'Artemisia genepi o «genepi nero», o anche «genep maschio», si trova anch'essa nell'arco alpino, ma è più frequente nel settore centrale. È pianta più piccola del genepi femmina: presema fusti striscianti molto brevi a foglie lunghe 1-3 cm con picciolo alato, tripartite, a lacinie strette (circa 1 mm).
I rami fiorali sono lunghi appena 10 cm, con le foglie inferiori palmate o pennatopartite, mentre le superiori sono intere o appena dentate.
I capolini inferiori hanno un breve peduncolo, mentre i capolini superiori sono quasi sessili; formano nell'insieme una infiorescenza a spiga, allungata o raccolta.
I singoli capolini sono sferici od ovali, lunghi 4-5 mm e larghi 3-4. Le squame che avvolgono il capolino sono brune, soprattutto al margine.
Tutta la pianta è ricoperta da peli sericei, ma meno fitti e meno lucidi di quelli del genepi femmina.
I rami hanno una colorazione rossiccia o rosso-bruna che la differenzia nettamente dalla specie precedentemente trattata. Questa spede dal punto di vista liquoristico è più pregiata della precedente.
Attualmente i genepi sono piante protette dalle legislazioni regionali: la raccolta deve essere pertanto limitata alle sole parti terminali fiorite, cercando di non danneggiare la parte rizomatosa e radicale.
Per scopi terapeutici e liquoristici si utilizzano le sommità fiorite.
Impiego terapeutico
I genepi sono stati utilizzati fin dall'antichità dagli abitanti delle Alpi, per provocare sudorazioni nelle malattie acute e principalmente nelle pleuriti. Dal punto di vista scientifico si cominciò a studiare il genepi a partire dal sec. XVI.
I genepi posseggono le stesse proprietà delle altre artemisie e dell'assenzio, ma in misura maggiore. Sono piante toniche, amare, stimolanti, stomachiche e sudorifere.
Le guide alpine vedono tuttora in queste piante una sorta di panacea infallibile contro la debilitazione fisica conseguente alle fatiche delle ascensioni.
Le loro sommità fiorite vengono utilizzate soprattuto per la preparazione di liquori detti appunto «Genepi». Purtroppo però, data la scarsa distribuzione e le difficoltà di raccolta di queste piante, spesso questi liquori vengono preparati con altre artemisie e con assenzio, anziché col vero genepi.
I genepi sono ricchi di olii essenziali, dall'aroma più gradevole dell'assenzio. Sono particolarmente indicati nelle inappetenze, perché stimolano la secrezione dei succhi gastrici e quindi attivano le funzioni digestive.
Sull'apparato respiratorio i genepi agiscono con le proprietà balsamiche ed espettoranti: sono quindi particolarmente indicati nelle malattie da raffreddamento e nelle bronchiti.
Esternamente i genepi hanno proprietà vulnerarie o cicatrizzanti, il che è dovuto all'elevato contenuto in olii essenziali, dalle spiccate proprietà antisettiche.
Preparazioni
Uso interno: si utilizzano l'infuso, la tintura alcoolica e quella vinosa.
L'infuso si prepara con 30 g per litro di acqua bollente. Si lascia a macero per 5-10 minuti, si filtra per tela. Si prende nella dose di 1-2 tazzine dopo i pasti.
La tintura alcoolica si prepara con 150-200 g di sommità fiorite per litro di alcool a 50 gradi. Sì lascia a macero per una settimana, poi si filtra per tela. La tintura così preparata, eventualmente dolcificata con zucchero o sciroppo, va presa nella dose di un cucchiaino dopo i pasti.
La tintura vinosa sì prepara con 20-30 g di sommità fiorite di genepi per litro di vino bianco secco. Si lascia a macero per una settimana, si filtra per tela, si lascia invecchiare per un mese. Se si vuole si dolcifica con sciroppo di zucchero e con glucosio. Si prende nella dose di un cucchiaino prima o dopo i pasti.
Le preparazioni sopraindicate servono per stimolare la digestione e per ridurre gli spasmi dell'apparato gastroenterico. Esercitano inoltre una blanda azione balsamica ed espettorante.
Raccolta e conservazione
Le sommità fiorite di genepi si raccolgono all'inizio della fioritura, che va da luglio a settembre, a seconda delle altitudini. Si recidono queste parti con l'uso di una forbice, cercando di non danneggiare la parte perenne della pianta.
Si seccano le sommità disponendole in sottile strato su graticciati, all'ombra, in locale ben aerato.
Si conservano in recipienti di vetro scuro chiusi o in sacchetti di carta sigillati. Il genepi' va sostituito tutti gli anni.
La coltura del genepi è molto difficile in quanto queste piante, se tolte dal loro habitat, perdono notevolmente le loro caratteristiche amare e aromatiche.
Si può tentare comunque in un terreno di brughiera finemente sminuzzato, partendo da seme e trapiantando ogni anno i cespi. Le piante vanno bagnate molto raramente.