Teofrasto Bombaste o Paracelso, oltre ad essere considerato il fondatore della chimica farmaceutica, viene indicato'come il più eminente rappresentante del naturalismo germanico. Oltre che medico, fu cabalista, chiromante, alchimista e astrologo, purtroppo maniaco e per molti aspetti istrione. Non c'è da stupirsi di questa miscellanea, infatti la medicina a quei tempi era fatta così, un miscuglio di scienza e superstizione: da un lato si scoprivano i fondamenti della circolazione del sangue e dall'altro si parlava di pietra filosofale, In questo genere di mondo scientifico nacque Paracelso, in Svizzera a Einsiedeln nel 1493; la sua vita fu un continuo peregrinare da paese in paese, per conosce re i diversi medicamenti, provarli, sconsigliarli o elogiarli secondo i casi. In queste sue ricerche ricorreva a tutti; dal medico illustre al contadino, dal docente universitario all'alchimista e al negromante. Il padre, che esercita va l'arte medica in un monastero, aveva trasmesso al figlio una grande passione per le erbe medicinali. Paracelso a differenza della gran parte dei medici del suo tempo, aveva fiducia solo in ciò che era sperimentato; perciò teneva le esercitazioni pratiche al letto dell'ammalato, portava i suoi allievi ad "erborizzare" per le campagne e per i boschi, andando a ricercare le erbe là dove la natura le aveva poste, allo scopo di conoscerle e analizzarle. La sua teoria è chiara: non può esistere la scienza medica senza una precisa conoscenza dei semplici rimedi naturali. Quando Paracelso si accorse che gli speziali in fatto di preparazioni medicinali, non erano molto esperti, si rivolse alle autorità di Basilea e chiese che i laboratori degli speziali fossero visitati periodicamente e i preparati sottoposti a una specie di esame; tutto ciò naturalmente non gli attirò la benevolenza di medici e speziali che passarono al contrattacco diffamandolo pubblicamente: si sa bene come queste cose vanno a finire! Paracelso fu costretto a lasciare Basilea, e continuò gli studi in un piccolo laboratorio di Salisburgo, dove orientò le sue ricerche soprattutto sulla belladonna e l'oppio, sostanze che lentamente lo avvelenarono fino a condurlo alla morte, poverissimo, nella stessa città nel 1541. Su alcuni suoi libri sono elencati i rimedi naturali che riteneva più validi distinguendoli secondo la loro provenienza: dalla terra, dal fuoco, dall'acqua, dall'aria. Inoltre vi sono descritte anche molte erbe, ne fa la storia e da istruzioni precise sul modo di raccoglierle. Ad esempio, le foglie dell'elleboro nero devono essere seccate all'ombra e al vento d'oriente; le radici devono essere colte a luna calante, quando l'astro è nel segno della Libra e in congiunzione col pianeta Venere. Inoltre devono essere essiccate all'ombra e col favore del vento boreale.
Nei suoi trattati di alchimia, disciplina diffusasi nel medioevo, da una parte allacciata alla magia e dall'altra vincolata con l'astrologia, Paracelso, meno imbevuto di misticismo rispetto ai suoi contemporanei, aprì nuovi orizzonti a tale scienza; una delle sue teorie fu quella di dividere le malattie in sette gruppi: del cervello, del cuore, della milza, del fegato, dei reni, del polmone e del fiele.
Per ognuna di queste malattie esisteva un'erba medicinale. Anche le diverse età del paziente richiedono erbe diverse, perciò non ci sarà un elleboro bianco o nero, ma un elleboro giovane o vecchio: il primo per coloro che non hanno raggiunto i 50 anni, il secondo per le persone che li hanno superati. Inoltre raccomanda piante giovani nelle vecchie lesioni, mentre quelle vecchie nei processi patologici iniziali. Una delle sue più conosciute affermazioni è quella che anche le erbe hanno i loro organi e che vi è dunque una precisa correlazione tra l'uomo ed il mondo vegetale.
Eccoci così alla superstiziosa dottrina delle "segnature" : la celidonia è una pianta velenosa, ma la conformazione delle sue foglie evidenzia la loro efficacia nell'itterizia. L'eufrasia porta una macchia nera sulla corolla, perciò sarà indicata nelle malattie degli occhi. La noce ha tutti i segni della testa, il guscio è il cranio mentre internamente il seme è fatto come il cervello coperto persino da una pellicola che ricorda le meningi, perciò sarà indicata nelle malattie di origine nervosa. Le fragole assomigliano alle crescenze che si formano nella lebbra, pertanto curano la lebbra. Il convolvoro ha molta somiglianzà con l'intestino e quindi cura le coliche, ecc.
La dottrina delle "segnature" non sì limita alle forme della pianta medicinale, ma prende in esame anche altre sue proprietà, come il colore e il gusto: così la radice rossa di tormentilla o le rose rosse sono rimedi indicati nelle emorragie. Il succo di limone è simile alla bile, andrà quindi bene nella terapia dei disturbi biliari alla pari del rabarbaro e dell'infuso di zafferano anche loro dello stesso colore. Il colore giallo dei fiori di celidonia richiama alla mente quello della bile fresca, perciò questa pianta viene collegata alle malattie epatiche. Tale dottrina doveva essere seguita da ogni buon medico che intendeva usare appropriatamente quelle erbe che madre natura aveva appositamente segnate in modo da renderle riconoscibili all'uomo savio. Purtroppo molti dei suoi seguaci furono degli strani individui: negromanti, stregoni, maghi, avventurieri, alchimisti, che ne determinarono il discredito. Il gruppo più importante fu quello dei Rosa-Croce, una setta germanica che si occupò prevalentemente di cabala, alchimia e magia nera la cui fondazione venne attribuita a Paracelso.
Un altro convinto assertore dei "segni" fu il napoletano Porta, personaggio che ricoprì anche cariche importanti presso le accademie, ma dovette difendersi dall'accusa di magia e stregoneria. Secondo la teoria preferita Porta ordinò le piante medicinali in sette categorie: la prima tiene conto dell'habitat delle piante (terrestri, acquatiche, montane, ecc.). La seconda è in relazione alla somiglianzà delle piante con diverse parti del corpo umano. La terza tiene conto delle piante che hanno spmiglianza con certe parti del corpo di animali. Alla quarta sono elencate piante che hanno somiglianzà con i sintomi o le manifestazioni di determinate malattie. Nella quinta si trovano collocate le piante che hanno qualità corrispondenti ad analoghe qualità animali. Nella sesta invece, si trovano le piante con qualità analoghe a quelle degli uomini. Nella settima, infine, si trovano tutte le piante disposte secondo i rapporti che intercorrono tra esse e gli astri.
I "Commentari" sono ancora oggi consultati per il loro vasto e valido repertorio di "Materia Medica".